Rosenlauischlucht
Esplorazione e ri-attrezzamento in Svizzera
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Vista su Rosenlaui superiore durante l’avvicinamento in riva destra. L’intaglio è sempre
una visione piuttosto inquietante. Siamo qui dopo averlo sceso quasi interamente
il weekend precedente, ci mancano poche cascate per completare l’esplorazione.
Ha nevicato un poco, ci saranno due millimetri di neve che ricoprono
tutto rendendo scivoloso qualsiasi passo sulla roccia.
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Il primo obbiettivo è di esplorare delle risorgenze nello zoccolo roccioso
al di sotto del ghiacciaio, il grosso buco nero al centro dovrebbe essere il punto giusto.
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Ecco il bucone,
per salire abbiamo dei grossi problemi all’inizio perchè partiamo senza
ramponi.
Ma lo strato fine di neve ci fa scivolare anche sul primo
grado ed inoltre la salita è su
placche lisciate dall’acqua e dentro una
goulotte-canyon molto liscia.
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Sono con Manu
che qui si trova nel passaggio più difficile per raggiungere il top. Il
passaggio l’ho fatto io, sarà stato un M5, salito con ramponi e picozze,
senza imbrago. Quello che si intravede sopra è molto interessante. Per
scendere dopo però abbiamo attrezzato delle calate sui blocchi di roccia
incastrati.
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Ci troviamo
davanti un enorme antro alto 30 metri, avanzando il soffitto scende
gradualmente. Le pareti ai lati sono scavate e modellate come in un
canyon. Facciamo fatica a capire di cosa si tratta e come si sia formata
questa cavità. Questo tratto di rocce era ricoperto dal ghiacciaio fino
a “poco” tempo fa.
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Entriamo ansiosi di vedere cosa c’è dentro. Dopo 50 metri il soffitto scende del tutto
e si raggiunge un sifone completamente ostruito da sabbia e acqua.
Osservando il fondo si intuisce che qui scorre dell’acqua l’estate con una risorgenza.
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Osservando le pareti non siamo riusciti a capire in quale direzione si è
formata questa cavità. Potrebbe essere dal fondo verso l’esterno a causa della risorgenza
oppure dall’esterno per l’erosione del ghiaccaio oppure una combinazione di queste due azioni ?
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Arriva Evan !
Dopo l’esplorazione dell’antro ci siamo spostati sulle placche per
scendere il Rosenlaui sup. e riattrezzarlo per bene. Evan aveva perso
l’aereo la sera prima per cui essendo in ritardo gli abbiamo dato
appuntamento “alle 11.00 in mezzo alla placca rocciosa” e lui puntuale è
arrivato da Londra in mezzo alla Svizzera.
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Il sole è là e
noi siamo sempre in ombra. Comincia a svanire la speranza che i 2
millimetri di neve si sciolgano, infatti la temperatura si mantiene
sempre troppo bassa, abbiamo anche dovuto indossare i ramponi per stare
in piedi sulle placche lisce
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Manu scrive: siamo su Titano, quello che vedete in foto è metano congelato.
PS : Il Ns punto di ritrovo con Evan, facile da trovare eh ? Foto di Evan.
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Questa volta vogliamo partire dal punto più alto dove il canyon si origina nelle placche rocciose.
L’altra volta inavvertitamente siamo partiti un poco più in basso.
Sullo sfondo la seraccata del Rosenlaui che si trova piuttosto vicino...
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Qui Evan e Manu alla prima calata obbligatoria.
La quota di partenza è circa 1950 m, non abbiamo però l’altimetro
di precisione. Potrebbe essere uno dei canyon più alti sulle Alpi.
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Qui sulla prima calata, non molto invitante.
Non c’è scorrimento e nelle pozze c’è una crosta di ghiaccio che si rompe quasi sempre.
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A destra, si vede l’affluente principale, ha dimensioni maggiori però inizia subito sopra e
quindi è più corto come percorso di canyoning, non è attrezzato.
Per ora non c’è scorrimento per cui siamo ancora asciutti ma piuttosto infreddoliti.
Qui Manu si trova sulla placca di raccordo, ci vogliono i ramponi altrimenti è
impossibile stare in piedi e si rischia il toboga fino in fondovalle.
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Il sole è sempre di là sugli Engelhorner e noi di quà a gelare, appena arriva il sole si vede la neve che si scioglie.
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Questa è
l’ultima calata prima di un ripiano facile. Da qui inizia ad esserci un
poco di scorrimento, l’acqua sgorga da quella piccola fessurina che si
vede sopra Manu al centro.
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Evan si gode la
discesa, è l’unico senza ramponi ed abbiamo dovuto dargli un aiuto
extra più in alto sulle placche. Ora nel canyon non c’è neve ma comunque
bisogna fare attenzione al ghiaccio trasparente.
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Il canyon diventa sempre più bello e gradualmente più profondo.
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Evan su un’altra bella calata, manca solo un pò di sole per dare vivacità alle foto.
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Un’altra splendida sezione. La roccia è un bel calcare grigio
e si vedono anche alcune stratificazioni.
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Ancora un bel passaggio, subito sotto avevamo interrotto la discesa l’altra volta.
Ossa di gesso... :-)) per chi capisce.
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Altre due belle
calate, a volte si passano due o tre marmitte in sequenza quando la
discesa è abbastanza rettilinea. Io mi occupo di trapano e chiodi, loro
delle corde. Riesco anche a fare un pò di foto tra una calata e l’altra.
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Ultimi passaggi
verso la fine, la giornata sta finendo.
Tra esplorazione della grotta e
discesa del Rosenlaui superiore ormai è quasi buio.
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Ultime cascate. Le marmitte non sono abbastanza profonde
per fare tuffi o toboga però l’estetica del percorso è unica.
L’area di Rosenlaui è riconosciuta come Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
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Non so voi ma in questa foto in miei due soci mi sembrano due pinguini,
forse nemmeno io ero in condizioni migliori. Sullo sfondo si vede una
parte della forra percorsa. Purtroppo vista l’ora non abbiamo tempo per
scendere la parte inferiore, solo Evan l’ha già fatta, io tornerò l’anno
prossimo. La parte superiore però si può già percorrere probabilmente a
partire da settembre, con una discreta portata diventa sicuramente un
percorso imperdibile. |
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