domenica 29 novembre 2009

Gries



Griesschlucht 

Discesa difficile in Svizzera con una squadra internazionale

Dopo alcune cascate, Evan parte sulla cascata da 25, sotto è piuttosto ingaggioso, 
le due pareti dietro sembrano una mandibola pronta a triturarlo. 
La cascata alla fine di questa sezione di canyon prende anche il
 nome locale di Pochtenfall, "la trituratrice".

Una foto sparata quasi al buio, subito dopo la cascata da 25 m, si procede 
con le frontali, soprattutto per trovare gli ancoraggi.

All’uscita dalla cattedrale. Questa calata è molto ostica perchè ci si cala su di
un tronco incastrato a livello dell’acqua. Il fix originale si trova subito
sotto il tronco per cui il livello di soglia della cascata si è alzato di almeno 2 metri.

Ancora la stessa calatina all’uscita dalla cattedrale. Evan si prende 
150 litri d’acqua ghiacciata addosso e nello stesso tempo
 deve evitare di restare impigliato nelle radici del tronco


Ancora Evan sulla calata da 30, forse meno, che porta fuori dalla prima sezione del canyon. Qui assomiglia
 abbastanza al Palvico anche se la roccia è più scavata e crea delle grandi quinte.

Parte intermedia. 
Scende Evan, tutto ok il chiodo c’è, si vede l'affluente dietro a sinistra.

Questa sezione è breve e si passa con tre piccole calate, il secondo chiodo è
 difficile da raggiungere perchè non ci sono mai gli ancoraggi di mancorrente.
Si vede dietro il punto dove entra l’affluente, la portata qui aumenta di almeno 50 litri.

Hexen Kessel, le marmitte della Strega. Qui inizia la terza parte, ben visibile
 dalla strada e dai sentierini turistici. La povera strega è stata travolta dalle piene del 2011, ora non c’è più!!

L’acqua è fredda, bisogna pur fare qualcosa per riscaldarsi !!!! Attento ai denti  ;-)

Le marmitte della Strega. Scende prima Manu e dopo Evan. La roccia qui è diversa.
Si caratterizza da tanti bernoccoli sparpagliati, forniscono un’ottima presa per i piedi,
ricordano piuttosto i tipici bubboni della strega. Un turista-canyonista francese ci osserva da vicino.


Per raggiungere l’ancoraggio successivo bisogna sfruttare la corda della calata precedente.
I chiodi sono posizionati bene, riparati dalle piene, ma difficili da raggiungere

Un’altra calata difficile. Bisogna scendere e dopo pendolare obbligatoriamente a sinistra sotto la cascata.

Si vede bene che a destra è un vicolo cieco, bisogna assolutamente 
evitare di finire nell’acqua turbolenta lì in fondo.

Evan passa per primo, forse è più facile di quello che appare visto dall’alto. 
Un pò di nastro americano sulle caviglie va bene per tenere fuori l’acqua gelida !

Si intravede la fine  del canyon, Evan saltella come un bimbo per la gioia, e sotto c’è pure un mini toboga!

Qua c’è un evidente sifone, con portata maggiore diventa difficile da vedere e anticipare, noi ci siamo passati sotto.

Ormai siamo alla fine, mancano due dislivelli da arrampicare. Ci siamo !

Alcune foto prese dall’esterno, dal ponticello superiore.
Nelle prime due l’inizio del canyon in un giorno con troppa acqua. Dall’altro lato si vede
 solo la fenditura che sprofonda tra le pareti coperte da muschi molto spessi.


Il ponticello intermedio vicino alla strada, parte superiore del canyon, 
sotto si trova la Cattedrale. La forra è larga 2-3-4 metri e sotto 
non si riesce nemmeno a vedere l’acqua talmente 
la gola è tortuosa e profonda.



Alcune foto della parte inferiore, le Hexen Kessel, anche qui 
con una portata troppo alta per effettuare la discesa. 
Le foto sono fatte dalla strada o avvicinandosi facilmente al torrente.
 Questa discesa si può fare solo da fine ottobre in avanti, e non tutti gli anni, quando le zero termico scende
 a sufficienza da ridurre la portata del torrente. Nella foto a destra,
 l’ultima pozza, si intravede un grosso tronco nell’acqua bianca, 
quando siamo scesi questo rimaneva al di fuori dell’acqua.



sabato 28 novembre 2009

Rosenlaui


Rosenlauischlucht

Esplorazione e ri-attrezzamento in Svizzera

Vista su Rosenlaui superiore durante l’avvicinamento in riva destra. L’intaglio è sempre
 una visione piuttosto inquietante. Siamo qui dopo averlo sceso quasi interamente
 il weekend precedente, ci mancano poche cascate per completare l’esplorazione. 
Ha nevicato un poco, ci  saranno due millimetri di neve che ricoprono 
tutto rendendo scivoloso qualsiasi passo sulla roccia.

Il primo obbiettivo è di esplorare delle risorgenze nello zoccolo roccioso 
al di sotto del ghiacciaio, il grosso buco nero al centro dovrebbe essere il punto giusto.

Ecco il bucone, per salire abbiamo dei grossi problemi all’inizio perchè partiamo senza ramponi. 
Ma lo strato fine di neve ci fa scivolare anche sul primo grado ed inoltre la salita è su
 placche lisciate dall’acqua e dentro una goulotte-canyon molto liscia.

Sono con Manu che qui si trova nel passaggio più difficile per raggiungere il top. Il passaggio l’ho fatto io, sarà stato un M5, salito con ramponi e picozze, senza imbrago. Quello che si intravede sopra è molto interessante. Per scendere dopo però abbiamo attrezzato delle calate sui blocchi di roccia incastrati.

Ci troviamo davanti un enorme antro alto 30 metri, avanzando il soffitto scende gradualmente. Le pareti ai lati sono scavate e modellate come in un canyon. Facciamo fatica a capire di cosa si tratta e come si sia formata questa cavità. Questo tratto di rocce era ricoperto dal ghiacciaio fino a “poco” tempo fa.


Entriamo ansiosi di vedere cosa c’è dentro. Dopo 50 metri il soffitto scende del tutto 
e si raggiunge un sifone completamente ostruito da sabbia e acqua.
 Osservando il fondo si intuisce che qui scorre dell’acqua l’estate con una risorgenza.

Osservando le pareti non siamo riusciti a capire in quale direzione si è 
formata questa cavità. Potrebbe essere dal fondo verso l’esterno a causa della risorgenza 
oppure dall’esterno per l’erosione del ghiaccaio oppure una combinazione di queste due azioni ?

Arriva Evan !  Dopo l’esplorazione dell’antro ci siamo spostati sulle placche per scendere il Rosenlaui sup. e riattrezzarlo per bene. Evan aveva perso l’aereo la sera prima per cui essendo in ritardo gli abbiamo dato appuntamento “alle 11.00 in mezzo alla placca rocciosa” e lui puntuale è arrivato da Londra in mezzo alla Svizzera.

Il sole è là e noi siamo sempre in ombra. Comincia a svanire la speranza che i 2 millimetri di neve si sciolgano, infatti la temperatura si mantiene sempre troppo bassa, abbiamo anche dovuto indossare i ramponi per stare in piedi sulle placche lisce
Manu scrive: siamo su Titano, quello che vedete in foto è metano congelato.
PS : Il Ns punto di ritrovo con Evan, facile da trovare eh ?  Foto di Evan.

Questa volta vogliamo partire dal punto più alto dove il canyon si origina nelle placche rocciose.
 L’altra volta inavvertitamente siamo partiti un poco più in basso. 
Sullo sfondo la seraccata del Rosenlaui che si trova piuttosto vicino...

Qui Evan e Manu alla prima calata obbligatoria.
 La quota di partenza è circa 1950 m, non abbiamo però l’altimetro 
di precisione. Potrebbe essere uno dei canyon più alti sulle Alpi.

Qui sulla prima calata, non molto invitante. 
Non c’è scorrimento e nelle pozze c’è una crosta di ghiaccio che si rompe quasi sempre.

  
A destra, si vede l’affluente principale, ha dimensioni maggiori però inizia subito sopra e
 quindi è più corto come percorso di canyoning, non è attrezzato. 
Per ora non c’è scorrimento per cui siamo ancora asciutti ma piuttosto infreddoliti.
Qui Manu si trova sulla placca di raccordo, ci vogliono i ramponi altrimenti è impossibile stare in piedi e si rischia il toboga fino in fondovalle.

Il sole è sempre di là sugli Engelhorner e noi di quà a gelare, appena arriva il sole si vede la neve che si scioglie.

Questa è l’ultima calata prima di un ripiano facile. Da qui inizia ad esserci un poco di scorrimento, l’acqua sgorga da quella piccola fessurina che si vede sopra Manu al centro.

Evan si gode la discesa, è l’unico senza ramponi ed abbiamo dovuto dargli un aiuto extra più in alto sulle placche. Ora nel canyon non c’è neve ma comunque bisogna fare attenzione al ghiaccio trasparente.

Il canyon diventa sempre più bello e gradualmente più profondo.


Evan su un’altra bella calata, manca solo un pò di sole per dare vivacità alle foto.
Un’altra splendida sezione. La roccia è un bel calcare grigio 
e si vedono anche alcune stratificazioni.

Ancora un bel passaggio, subito sotto avevamo interrotto la discesa l’altra volta.
 Ossa di gesso... :-)) per chi capisce.


Altre due belle calate, a volte si passano due o tre marmitte in sequenza quando la discesa è abbastanza rettilinea. Io mi occupo di trapano e chiodi, loro delle corde. Riesco anche a fare un pò di foto tra una calata e l’altra.




Ultimi passaggi verso la fine, la giornata sta finendo.
 Tra esplorazione della grotta e discesa del Rosenlaui superiore ormai è quasi buio.


Ultime cascate. Le marmitte non sono abbastanza profonde 
per fare tuffi o toboga però l’estetica del percorso è unica. 
L’area di Rosenlaui è riconosciuta come Patrimonio Mondiale dell’Unesco.


Non so voi ma in questa foto in miei due soci mi sembrano due pinguini, forse nemmeno io ero in condizioni migliori. Sullo sfondo si vede una parte della forra percorsa. Purtroppo vista l’ora non abbiamo tempo per scendere la parte inferiore, solo Evan l’ha già fatta, io tornerò l’anno prossimo. La parte superiore però si può già percorrere probabilmente a partire da settembre, con una discreta portata diventa sicuramente un percorso imperdibile.