giovedì 18 novembre 2010

Tassili N'Ajjer 2


Tassili N'Ajjer

Nuove esplorazioni di canyons nel deserto del Sahara Algerino, novembre.
Evvai si riparte per il Sahara !! Sono stato molto in dubbio se partecipare o
 meno a questo secondo viaggio nel Tassili N’Ajjer, dopo il trip in America ero un po' 
scarico in quanto a motivazione e inoltre non è gratis...

Ok i “soliti” cammelli ci aspettano pacifici...
La cosa più difficle qui è sopravvivere per arrivare ad iniziare il trekking dopo aver
 superato tanti ostacoli “estremi”: visti, ambasciate, dogane, aerei con orari “casual”, perquisizioni,
 polizia, compilare moduli a raffica, timbri, permessi ecc..

Una volta partiti fuori dalla “civiltà” si sta veramente bene. Dobbiamo raggiungere la zona dell’anno scorso ma andando
 oltre per raggiungere altre gole più lontane che speriamo  siano interessanti. Due giorni di marcia 
nel deserto roccioso ai piedi del Tassili, c’è qualche nuvola e la seconda  notte un piccolo temporale 
di pochi minuti ci coglie nel sonno, smette subito per 
fortuna ma l’acqua nel deserto fa uno strano effetto.

Raggiungiamo la zona prescelta, anche quest’anno siamo fortunati, a novembre ha piovuto e le gole si sono riempite d’acqua, questo dovrebbe facilitare le discese e anche renderle molto più interessanti. L’anno passato siamo venuti a inizio novembre e aveva piovuto ad ottobre. Bisogna sottolineare che nei 5 anni precedenti il 2009 non aveva piovuto una goccia, siamo fortunati!.

Questa non l’ho fatta nel mio giardino, anche se ho una pianta uguale..

Campo Touareg, staremo qui 3 notti, Moussa prepara il primo fuoco, Pady in relax e Morta si sistema.

La mia “stanza”, supplemento singola....con vista sulla via lattea.

Appena arrivati andiamo all’arrembaggio del canyon più vicino al campo. Una piccola gola con tante verticali anche alte, saranno circa 400 metri di dislivello con poco sviluppo. Siamo in 5: Pady e Morta dalla Spagna e Patrick dai Pirenei, come l’anno scorso. Al posto di Bastian c’è Davide, un collega del Lago di Garda.

35 metri la cascata più alta, per fortuna che non scorre acqua altrimenti non sarebbe facile, anche la posa degli ancoraggi sarebbe molto più complessa, in genere utilizziamo fettucce con anello fissate intorno a dei sassi incastrati o metodi simili.
Questa volta ripartiamo per una discesa molto più importante, bisogna salire all’altopiano superiore per raggiungere la “testa” del canyon. Siamo ancora stupiti di come si trovino sentieri e anche vere a proprie mulattiere come sulle alpi, dove i pastori salivano con i carichi e le carovane di asini. Un reticolo di passaggi oggi abbandonati e che quasi più nessuno conosce; le vecchie guide ancora sanno orientarsi e conoscono ogni roccia e ogni piega del territorio ma i giovani stanno in città e sono poco interessati. La ns guida è nata e vissuta qui ed è in grado di individuare il punto di partenza di tutti i torrenti del Tassili. Certo la Ns attività gli sembra alquanto strana ma si è abituato e si mostra molto incuriosito dai nostri materiali, adora le corde sottili che vorrebbe per sistemare i carichi sui cammelli.

La discesa che faremo si svolge nelle montagne a destra, circa a
 metà strada, e va a raggiungere l’Oued principale che si vede al centro foto.
Prima di arrivare all’inizio incontriamo un cipresso millenario, 
sono 235 i cipressi (Cupressus Dupreziana) censiti dal
 Parco Nazionale del Tassili, si trovano solo qui  e sono protetti attentamente.
 Sono gli unici al mondo; alberi antichi che sopravvivono nelle condizioni attuali, 
molto più aride che in passato. Questo è alto 20 metri.


L’inizio è esaltante, una gola stretta e profonda, subito si va in acqua quindi attrezzatura completa, per arrivare qui siamo saliti per 4 ore, la discesa è tutta un’incognita. Da qui impiegheremo 7 ore di discesa: canali, pozze giganti, corridoi, parti larghe, alte pareti, un canyon spettacolare, tra i più belli esplorati finora in questa zona.


  Intanto che gli altri riposano io e Pady esploriamo questo piccolo canyon, è stretto e si riesce ad evitare l’acqua fino alla fine. All’ultima pozza ci tocca mettere i piedi in acqua. Riusciamo ad utilizzare solo ancoraggi naturali tranne che all’ultima calata dove è tutto liscio e non ci sono sassi o altro per fare un ancoraggio.




Il sistema Touareg per preparare la Taghella, il pane di semola senza lievito. 1 - Si impasta con pazienza, 2 - si seppellisce direttamente nella sabbia incandescente spostando il focolare, 3 - si ricopre di sabbia e sopra ancora braci attive, 4 - dopo 45 minuti circa è cotto e si ripulisce dalla sabbia grattando bene con una pietra. Niente di nuovo per chi frequenta il deserto.
Siamo a quota 3 canyon esplorati, abbiamo anche impiegato un giorno per fare dei 
sopralluoghi in vista di altri futuri viaggi. Oggi stiamo salendo di nuovo per un’altra grande discesa.
 Incontriamo un muflone maschio, sono animali rari ed estremamente difficili da vedere. Alcuni giorni prima 
ne avevo incontrato un gruppo numeroso ma non ho fatto in tempo a fare foto.

La salita è lunga, circa 5 ore. Ancora un trek bellissimo in un labirinto 
di torri e un intreccio di valli di cui si fatica a capire la logica

Eccoci di nuovo sull’altopiano del Tassili, difficile 
orientarsi. Il canyon che scenderemo ha 4 o 5 diversi accessi possibili 
dagli altrettanti affluenti principali che si originano dal plateau.

Uno dei tanti affluenti sull’altopiano, questo è particolare e assomiglia ad una strada, perfettamente lisciato dall’acqua.

L’inizio è simile all’altro canyon, subito stretto e acquatico. La parte inferiore l’avevamo esplorata l’anno scorso in 2 riprese, questo è uno dei canyon più lunghi e grandi di tutta la regione

Ci sono anche tratti larghi tra alte pareti, spesso si arriva a delle pozze giganti che arrivano a 50/70 metri
di diametro. Le pozze hanno colori diversi a seconda dell’esposizione.



La discesa è molto varia, mai noiosa, ogni passaggio è da interpretare e a volte da attrezzare. Cerchiamo di arrampicare il più possibile per essere più veloci. Pady resiste senza la parte alta della muta ma non per molto.

Finalmente dobbiamo fermarci per bivaccare. Siamo arrivati a poca distanza dal punto esplorato l’anno scorso e sappiamo che non è possibile completare la discesa in giornata, avevamo avvisato Souri di questa possibilità. Abbiamo legna, quanto basta per passare la notte, da mangiare il pranzo di mezzogiorno: riso abbondante con sardine, pane, qualche barretta e acqua da purificare, alcune pozze sono limpide quindi durante la discesa bisogna scegliere il punto giusto per fare rifornimento. Per dormire usiamo il telo termico e i vestiti usati durante l’avvicinamento. Niente sacchi a pelo, niente materassi, niente fornello.
La mattina successiva ripartiamo di buon’ora. Ad un certo punto sentiamo un richiamo e vediamo
 Souri in alto sul ciglio della gola ! Stamattina è partito prestissimo dal campo ed è riuscito 
a trovarci in mezzo a questo labirinto di valli solo seguendo l’odore del fumo del 
nostro fuoco. Ci ha portato delle arance, preoccupato per noi, purtroppo 
qui non ci può raggiungere per cui rimandiamo il ritrovo alla fine della gola. Inschallah!

Ripassiamo dalla gola già fatta l’anno scorso, ci sono nuovi tronchi 
incastrati a 20 metri di altezza, segno delle recenti piogge.
 Qui quando “scorre” l’acqua è meglio trovarsi altrove! Raggiungiamo il termine 
ed il campo senza altre difficoltà, Souri ci aspetta puntuale, il giorno dopo 
decidiamo di fare un’altra esplorazione che l’anno scorso non abbiamo potuto fare per mancanza di tempo.

Siamo all’ingresso di “Petit canyon”, meno di due ore di avvicinamento, 
anche qui alcuni tratti molto belli su sentiero/mulattiera.


Un canyon che sulla carta ci sembrava minore ma invece è veramente bello. L’acqua è limpida in quasi tutte le pozze, cosa non comune da queste parti. Ci sono belle pozze tonde, racchiuse tra alte e strette pareti. In alcuni punti è così stretto che dobbiamo passare sul fianco senza zaino. Una pozza semivuota ci obbliga a fare un pendolo per raggiungere la soglia di uscita. Una volta che Patrick ha raggiunto il bordo io sono saltato nella pozza, la tentazione era troppo forte, dopo sono riuscito a salire ed uscire arrampicando senza aiuto. Siamo a quota 5 canyon esplorati, ci spostiamo verso la via del ritorno ma faremo un percorso diverso.




Attraversiamo un altra zona, verso sud, completamente piatta e aridissima, ci domandiamo dove sia possibile trovare una gola da queste parti. Ma ci stiamo dirigendo verso il collettore principale, si tratta dell’Oued che raccoglie l’acqua di tutti i canyon della regione che abbiamo esplorato in questi due anni, secondo i touareg c’è una cascata di 100 metri di altezza ! Andiamo a vedere per verificare, comunque siamo sulla via del ritorno ed il tempo rimastoci è poco.

Bè qua ci vuole una barca per navigare in questo lago !!!! In mancanza di mezzi di navigazione passiamo attorno e raggiungiamo l’inizio vero e proprio del canyon.
Sembra l’inizio del Grand Canyon in Arizona ! Scendendo scopriamo che la pareti ai lati raggiungono i 250 metri di altezza, qui tutto è più grande: le pozze, le forme di erosione, le marmitte trappola. Il segno dell’altezza delle piene fa impressione. La cascata iniziale è divisa in due parti di circa 30 metri, non sono 100 come avevamo creduto e sperato.

Qui una marmitta trappola, per fortuna si può passare a lato!  In 3 ore scendiamo la gola e risaliamo al campo, domani si torna alla civiltà. Ci aspetta ancora più di mezza giornata di marcia per raggiungere la strada.

Ci sono delle marmitte giganti dove l’acqua si è già evaporata, scendo dentro arrampicando per curiosità intanto che aspettiamo gli altri. Foto by Pady.
Io, a sinistra, e Patrick all’aeroporto di Djanet, dopo 12 giorni senza doccia, bè lui si è già fatto la barba.


Sopra il tramonto, dopo 2 minuti la luna piena sorge dalla parte opposta, un gran finale per questo viaggio esplorativo.