mercoledì 16 dicembre 2009

Piz Biela


Piz Biela

Gita scialpinistica in Ticino (CH) con Dino, Gastone e Lorenzo


Abbiamo scelto questa gita di scialpinismo, nessuno di noi la conosce. Siamo a Bosco Gurin in fondo alla Val Maggia. Alla partenza ci sono 10-15 ° sotto zero per cui niente foto finchè non arriviamo al sole e ci scaldiamo le ossa.

Oggi è l’occasione per testare i nuovi super ski della Movement. Dallo sfondo si vede 
che alcune aree sono state più colpite dal vento che ha rimosso quasi tutta la neve.

Dino sulla vetta. Dietro di lui si intravede la vetta del Piz Biela. Torneremo quando ci sarà più neve. Sono appena tornato dal viaggio nel Tassili, uno sbalzo cromatico e climatico impressionante. Dal paesaggio rosso al bianco, dai 25-30° ai -15° centigradi !!!

Gastone scende dalla cima. Raggiungiamo la cima senza nome a 2592 m. 
Il pendio che la caratterizza è ben innevato mentre verso il Piz Biela
 è pieno di sassi. Sono 250 m in meno di salita però qui si dovrebbe sciare bene. 
Di fronte il Martschenspitz o Pizzo Stella a 2688 m.

Gli sci mi sembrano ottimi. Sono leggeri e si riesce ad impostare la curva molto velocemente anche con cambi di direzione repentini. Quindi bene per le serpentine o le sciate nei boschi. Se tiro i curvoni lunghi ad alta velocità sono stabili malgrado la leggerezza. Caratteristiche: 1430 gr per 184 cm di lunghezza. Le misure della spatola: 127 - 88 - 115, raggio di curva 19 metri. Ottime referenze vengono anche dagli skitest ufficiali.
Si vede bene il pendio sotto la cima che ci siamo goduti, neve perfetta, polverosa e quasi senza sassi.
Si vede bene che la zona a destra verso il Biela è piena di sassi, dove il vento ha maggiormanete agito. Sotto lo strato di polvere di 15-20 cm c’è neve dura portante.
Ogni tanto però qualche sasso più alto o appuntito sporge da questo strato però non è visibile da sopra. Bisogna quindi fare attenzione ed evitare le sporgenze più grosse. La discesa continua su grossi dossoni e avvallamenti fino al bosco. Il bosco è largo e ottimo per sciare inoltre la neve si è conservata leggera e polverosa fino in fondo.
Nel complesso una gita splendida malgrado il freddo quasi siberiano la mattina. Bosco Gurin non prende il sole per tutto l’inverno, uno dei paesini più freddi del Ticino !



giovedì 3 dicembre 2009

Tassili N'Ajjer


Tassili N'Ajjer

Una fantastica spedizione esplorativa nei canyons del profondo Sahara Algerino

Ora siamo a 30 km da Djanet, abbiamo appena dormito nel letto di un Oued grande
(Oued= torrente dove l’acqua scorre solo in caso di pioggia) per terra con materassino e sacco a pelo, 
ora arrivano i cammelli per il carico, sembra di essere in un film. Il Touareg arzillo 
in primo piano ha 70 anni, dopo ci lascerà per andarsene per conto suo con alcuni cammelli.


Moneta locale


Per caricare tutti i cammelli con materiale e provviste ci vuole
 ogni volta minimo 1 ora, questa corvée si ripeterà tutti i giorni, nel caso si 
faccia sosta; mattino, mezzogiorno e sera,
i cammelli vengono scaricati e dopo si ricomincia.

Abbiamo 4 cammelli da carico più uno apprendista giovane “stagiaire” che non porta niente, ogni camel
 porta fino a 150 kg e ne pesa 300. Come aiuto c’è Driss (in foto)
 il cammelliere, Djamal il cuoco e Souri (64 anni circa) 
la guida e capo della spedizione. I materassi che usiamo per dormire 
vengono anche usati per imbottire il carico del camel però 
non puzzano.... i materassi, l’alito dei cammelli invece è da svenimento.

Paesaggio tipico, sembra di vedere gole ovunque ma al 99 % sono solo fenditure tra le torri.
 Patrick ha organizzato il viaggio.

Una sosta

Una breve tratto di canyon che visitiamo a piedi, l’acqua passa sotto un arco. Ci tiriamo sù un poco il morale, finora abbiamo solo visto qualche guelta e zone aride. Guelta = pozza d’acqua permanente, seccano solo dopo lunghi periodi senza precipitazioni. Piove solo una volta all’anno, in media.

Il suolo sabbioso degli Oued, essiccato dal caldo secco.

Souri ci fa passare in questa gola carina, i cammelli fanno un altro percorso e dopo li raggiungeremo

Un’altra piccola gola, cerchiamo di farci dare più informazioni possibile da Souri che conosce molto bene il territorio

Il primo campo

La truppa cammellata al completo con Driss e Souri che sistemano il carico. 
Il Tassili è formato da altopiani a vari livelli, sembra sempre di arrivare in cima ma invece c’è 
sempre un’altro livello più alto. Qui siamo al secondo giorno di marcia.

La compagnia al completo. Da sinistra: Pady e Morta dalla Spagna,
 Bastian e Patrick dai Pirenei Francesi, Pascal dall’Italia

Altopano intermedio, in fondo al centro c’è l’Akba, ossia la salita, per raggiungere il successivo altopiano.

L’ultimo strappo per arrivare sull’altopiano del Tassili, al cospetto di una bella guglia.

Sull’altopiano. Per i Touareg sono il loro pascolo, ci sono zone con un poco d’erba. Oggi 4,30 h di marcia per aggirare e raggiungere la sommità del canyon di Eghari Oua Mata che esploreremo.

Un passaggio in Eghari Oua Mata, subito tanta acqua, non c’è scorrimento.

Durante la discesa passiamo in un altopiano intermedio, Su questo albero si vedono i segni delle piene con erba impigliata fino a 2,5 metri di altezza.

Classico incontro in ambiente desertico, i resti di un asino.

Inizia di nuovo il canyon, subito con alcuni bei guelta e una pozzona rotonda

Un ambiente caratteristico del canyon di Mata, cascate e lunghe nuotate in continuazione

Ancora passaggi vari di Errari Oua Mata, alcune cascate 
si possono arrampicare in quanto non c’è scorrimento,
 in altre sezioni si cammina su sassi o sabbia dove l’acqua è evaporata.



Qui siamo alla fine di Mata, Pady sta mettendo uno spit, l’unico di tutto il canyon
Oggi canyon di Errari Oua Talou. L’ambiente è ancora più monumentale. Si passa tra pareti alte fino a 150 metri, in strettoie allagate fino al metro di larghezza. A 20 metri di altezza si vedono i segni di passaggio dell’acqua. Basta 1-2 giorni di pioggia e qui scoppia il finimondo. Il bacino a monte è vastissimo.


Ancora Talou, percorso lunghissimo che abbiamo sceso in due giorni

Il Team alla fine di Talou intermedio

Ancora Errari Oua Ilou, un altro canyon gigantesco

Zucchine selvatiche, si trovano solo nelle zone in ombra con molta acqua nelle vicinanze, grosse come un pugno ma non commestibili. Sembrano delle perfette angurie in miniatura.

Ilou, un passaggio splendido che prelude ad un’altra lunga strettoia allagata, alcune sono lunghe 300 metri, da fare a nuoto.

Errari Oua Ilou, uno dei rarissimi toboga che abbiamo incontrato. Le pozze hanno colori diversi anche a pochi metri di distanza, questo dipende dalla diversa esposizione al sole e dal conseguente diverso sviluppo delle alghe.

Camel, riescono a mangiare le foglie dalle piante di acacia che sono protette
da spine lunghe durissime e che i Touareg usano per fare aghi.

Souri si gode il panorama durante l’avvicinamento.
 Forse qui intorno hanno girato scene del film guerre stellari. A noi sembra di essere su un altro pianeta 
ma per lui sono solo le montagne dietro casa dove ha vissuto la sua esistenza.

Morta nella marcia di avvicinamento al canyon di Ouded


Due passaggi di Eghari Oua Ouded, il canyon più stretto che abbiamo scoperto, una decina di calate in sequenza
 in ambiente sempre angusto e profondo 100 metri circa. Si nota la diversa colorazione 
dell’acqua delle varie pozze. La temperatura dell’acqua all’ombra poteva oscillare tra 
10 e 18 ° C circa, probabilmente a causa della diversa profondità delle vasche.
Djamal prova per scherzo a caricarsi uno zaino.

Driss recupera i cammelli dal “pascolo” che si vede dietro. I cammelli si muovono
 quasi esclusivamente su terreno sabbioso, qui siamo al limite. Il verso dei cammelli
 è praticamente uguale a quello dello scimmione di guerre stellari, Ciubecca.

Djamal alle prese con la cucina da campo
Foto di gruppo sulla via del ritorno

Tramonto sull’Erg Admer prima di prendere l’aereo per Algeri


domenica 29 novembre 2009

Gries



Griesschlucht 

Discesa difficile in Svizzera con una squadra internazionale

Dopo alcune cascate, Evan parte sulla cascata da 25, sotto è piuttosto ingaggioso, 
le due pareti dietro sembrano una mandibola pronta a triturarlo. 
La cascata alla fine di questa sezione di canyon prende anche il
 nome locale di Pochtenfall, "la trituratrice".

Una foto sparata quasi al buio, subito dopo la cascata da 25 m, si procede 
con le frontali, soprattutto per trovare gli ancoraggi.

All’uscita dalla cattedrale. Questa calata è molto ostica perchè ci si cala su di
un tronco incastrato a livello dell’acqua. Il fix originale si trova subito
sotto il tronco per cui il livello di soglia della cascata si è alzato di almeno 2 metri.

Ancora la stessa calatina all’uscita dalla cattedrale. Evan si prende 
150 litri d’acqua ghiacciata addosso e nello stesso tempo
 deve evitare di restare impigliato nelle radici del tronco


Ancora Evan sulla calata da 30, forse meno, che porta fuori dalla prima sezione del canyon. Qui assomiglia
 abbastanza al Palvico anche se la roccia è più scavata e crea delle grandi quinte.

Parte intermedia. 
Scende Evan, tutto ok il chiodo c’è, si vede l'affluente dietro a sinistra.

Questa sezione è breve e si passa con tre piccole calate, il secondo chiodo è
 difficile da raggiungere perchè non ci sono mai gli ancoraggi di mancorrente.
Si vede dietro il punto dove entra l’affluente, la portata qui aumenta di almeno 50 litri.

Hexen Kessel, le marmitte della Strega. Qui inizia la terza parte, ben visibile
 dalla strada e dai sentierini turistici. La povera strega è stata travolta dalle piene del 2011, ora non c’è più!!

L’acqua è fredda, bisogna pur fare qualcosa per riscaldarsi !!!! Attento ai denti  ;-)

Le marmitte della Strega. Scende prima Manu e dopo Evan. La roccia qui è diversa.
Si caratterizza da tanti bernoccoli sparpagliati, forniscono un’ottima presa per i piedi,
ricordano piuttosto i tipici bubboni della strega. Un turista-canyonista francese ci osserva da vicino.


Per raggiungere l’ancoraggio successivo bisogna sfruttare la corda della calata precedente.
I chiodi sono posizionati bene, riparati dalle piene, ma difficili da raggiungere

Un’altra calata difficile. Bisogna scendere e dopo pendolare obbligatoriamente a sinistra sotto la cascata.

Si vede bene che a destra è un vicolo cieco, bisogna assolutamente 
evitare di finire nell’acqua turbolenta lì in fondo.

Evan passa per primo, forse è più facile di quello che appare visto dall’alto. 
Un pò di nastro americano sulle caviglie va bene per tenere fuori l’acqua gelida !

Si intravede la fine  del canyon, Evan saltella come un bimbo per la gioia, e sotto c’è pure un mini toboga!

Qua c’è un evidente sifone, con portata maggiore diventa difficile da vedere e anticipare, noi ci siamo passati sotto.

Ormai siamo alla fine, mancano due dislivelli da arrampicare. Ci siamo !

Alcune foto prese dall’esterno, dal ponticello superiore.
Nelle prime due l’inizio del canyon in un giorno con troppa acqua. Dall’altro lato si vede
 solo la fenditura che sprofonda tra le pareti coperte da muschi molto spessi.


Il ponticello intermedio vicino alla strada, parte superiore del canyon, 
sotto si trova la Cattedrale. La forra è larga 2-3-4 metri e sotto 
non si riesce nemmeno a vedere l’acqua talmente 
la gola è tortuosa e profonda.



Alcune foto della parte inferiore, le Hexen Kessel, anche qui 
con una portata troppo alta per effettuare la discesa. 
Le foto sono fatte dalla strada o avvicinandosi facilmente al torrente.
 Questa discesa si può fare solo da fine ottobre in avanti, e non tutti gli anni, quando le zero termico scende
 a sufficienza da ridurre la portata del torrente. Nella foto a destra,
 l’ultima pozza, si intravede un grosso tronco nell’acqua bianca, 
quando siamo scesi questo rimaneva al di fuori dell’acqua.