venerdì 2 aprile 2010

Grand Canyon 1


Grand Canyon

Esplorazioni di nuovi canyon affluenti del Colorado in Arizona - USA, parte 1.

Percorrere i canyon affluenti del Colorado permette di osservare gli strati rocciosi fino ad oltre 1 miliardo di anni indietro nel tempo. Una lezione di geologia a cielo aperto che anche un neofita come me riesce ad intendere. Il primo strato da cui si parte scendendo nei punti deboli è il Kaibab Limestone (Calcare). Ci sono altri strati più in alto ma non in questa zona. Più sotto troviamo altri strati calcarei con anche della Dolomia, sono quelli che formano i canyon e che ci portano qui ad esplorare: Redwall e successivi. Nella sezione le distanze in orizzontale non sono rispettate, a volte bisogna camminare diverse kilometri per passare, scendendo o salendo, da uno strato all’altro.

Siamo nel bel mezzo del Parco Nazionale del Grand Canyon, 
tutti lo conoscono ma in realtà le zone accessibili normalmente con la strada asfaltata 
permettono di osservarne una minuscola parte. Per raggiungere questa zona abbiamo percorso 
strade bianche per 90-100 miglia (150 km). Siamo scesi dal bordo dell’altopiano che si vede in alto.
Raggiungiamo l’inizio del primo canyon del nostro programma esplorativo. 
Queste zone sono conosciute solo da trekkers e fino agli anni 60 erano anche pascoli. 
Fino ad oggi però nessuno è sceso nei canyons che affluiscono verso il Colorado.
 Oggi con l’attrezzatura da canyoning possiamo farlo e scoprire zone fino ad ora inesplorate. 
Si parte con la prima calatona per superare il primo strato di arenaria del SUPAI. 
Il tratto di calcare verticale in alto è il KAIBAB, vedi la tabella.



I compagni di avventura sono, in alto: Todd Seliga, Ranger del Parco, ci segue per conoscere le tecniche di canyoning , esplorare e trasmettere alle autorità del Parco le informazioni riguardo l’attività di canyoning e predisporre un regolamento etico per il futuro; sempre impeccabile in divisa. Trascorre 250 giorni all’anno vivendo all’aperto e dormendo sotto le stelle. Todd Martin guida escursionistica, al centro, ha pubblicato una guida sui canyon dell’Arizona e sta lavorando ad un’altra pubblicazione sui canyons affluenti del Colorado. Qui sopra, Rich Rudow, grande e meticoloso organizzatore dei tour esplorativi, il nostro uomo-tecnologia, si è documentato moltissimo sui luoghi dove ci troviamo.

Dopo la calata di 70 metri circa camminiamo a lungo fino a raggiungere l’inizio degli strati calcarei del Redwall. Si chiama così perchè, pur essendo calcare bianco/grigio/marmoreo assume un colore rosso uguale all’arenaria. Infatti dagli strati superiori scende con l’acqua dell’ossido di ferro che ricopre tutte le rocce facendole sembrare arenaria rossa/arancio da lontano. Solo vicino all’acqua la roccia rimane grigia o bianca a seconda degli strati. Qui spesso si trova l’acqua che scorre su questi strati meno permeabili di quelli superiori. Abbiamo con noi anche le mute e se necessario le useremo. Si evita l’acqua finchè é possibile...


Scendiamo questo canyon, bello ma con pochi ostacoli difficili e quasi del tutto asciutto. Qui il pericolo maggiore è quando inizia a piovere, i torrenti vanno in piena ed è meglio trovarsi molto lontani da queste gole. Esploriamo in risalita anche un più piccolo ramo laterale. Nel calcare si trovano fossili come da noi, qui alcune forme vegetali. I contrasti tra le pareti grigie e quelle rosse sono sempre superbi.


Primo campo. Ci si ferma dove si trovano strati di roccia lisci e comodi per campeggiare. Bisogna inoltre sapere dove ci sono sorgenti per rifornirsi di acqua. Oggi ci siamo fatti 12 ore di marcia ed esplorazione. Abbiamo nello zaino: il materiale per dormire, mangiare per 4 giorni, materiale da canyoning, materiale per attrezzare le calate. Per purificare l’acqua abbiamo le classiche pastiglie, delle pompe che filtrano l’acqua e anche un simpatico attrezzino che si vede in foto. Un sistema che emette dei raggi UV e che in un minuto ti permette di sterilizzare mezzo litro d’acqua. Da utilizzare se l’acqua è sufficientemente limpida altrimenti vanno sempre bene le pompette.


Il secondo giorno dopo qualche ora di marcia arriviamo al secondo canyon, ancora un calatone 
di 90 metri circa, suddiviso in due pezzi e si riprende la marcia verso gli strati 
più bassi. In foto qualche metodo per fare/ non fare gli ancoraggi che di solito si
 usano qui. Non abbiamo mai messo un chiodo in 4 canyon esplorati.

Iniziamo a trovare dell’acqua che scorre, buon segno per il prosieguo della discesa. L’unico neo è che dopo l’esperienza “asciutta” del giorno precedente abbiamo deciso di lasciare le mute in alto... Todd ci aveva detto che era asciutto ma in effetti il canyon era inesplorato quindi non poteva sapere cosa c’era da aspettarsi.


Qui l’acqua c’è per davvero, mettiamo al riparo nelle sacche stagne tutto il materiale non necessario. Si evita l’acqua fin dove possibile ma ad un certo punto il bagno è obbligatorio. Niente di grave perché il canyon è bellissimo. Ranger Todd patisce il freddo più di noi, ha pochi grassi “di riserva” e non è abituato come me all’acqua fredda.

Ahi Ahi, amico Todd, qua c’è ancora acqua profonda! Qui non lasciamo nessun ancoraggio,
tutti si calano mentre io faccio da ancoraggio ed alla fine salto nella bella pozza da 5-6 metri.

L’acqua è profonda e posso anche fare dei bei tuffetti, loro non ci sono abituati...e faccio la figura
 del marziano con un tuffo matrix (non in questa pozza...)

Siamo all’ombra e cominciamo ad avere freddo, ci sono delle belle vasche da fare a nuoto e l’acqua è gelida.

Dove c’è acqua c’è vita !  Pieno di rane e vari insettini innocui.
La parte stretta finisce e raggiungiamo il sole dove sostiamo a riscaldarci. Proseguendo arriviamo a questo gigantesco salto, ancora calcare ovunque. Alla fine della calata mi rimane in mano un centimetro di corda e tocco con i piedi per terra. Giusto quanto basta per arrivare a terra con la corda più lunga che abbiamo, sono 85 metri giusti. A metà altezza si vede Rich che scende. Il cielo si è coperto.

Troviamo i resti di una predazione. Un Puma ha ucciso un Muflone. Ranger Todd segna il punto con il GPS per i biologi. Il Puma (Coguaro o Leone di montagna) è un animale schivo ma anche potenzialmente pericoloso se ci si avvicina involontariamente alla sua cena o ai suoi piccoli, meglio guardarsi sempre alle spalle!


Finita l’esplorazione risaliamo da una scorciatoia (ripidissima) che Todd conosce, oggi abbiamo marciato in tutto per 14 ore per tornare al campo ed esplorare il canyon. La marcia sull’altopiano intermedio è difficile, un cespuglio ogni 3 è fatto di spine tremende, bisogna quindi camminare continuamente a zig zag e farsi il percorso, non ci sono sentieri da nessuna parte. Il giorno dopo risaliamo sull’altopiano e ci concediamo qualche ora di riposo. Qui ci sono piccole conifere e poche spine, la marcia è più agevole. Dopo ci sposteremo in un’altra zona, “solo” 60 miglia di fuoristrada, per esplorare altri due canyon.

Abbiamo raggiunto la zona dove scenderemo per i prossimi giorni. 
I canyon che esploreremo raggiungono un grosso affluente del Colorado che si chiama Kanab.
 Cerchiamo di individuare il punto migliore da dove dovremo risalire, i passaggi 
sono conosciuti ma non ci sono praticamanete tracce o indicazioni sul terreno. 
Pare che ai tempi pure le vacche ci arrivassero da alcuni passaggi ma
 oggi i sentieri sono praticamente scomparsi ed è tornato
 tutto selvaggio, di erba se ne trova pochissima, vita dura a quei tempi.

Qui sul primo saltone di arenaria, la corda non bastava per cui abbiamo fatto una sosta intermedia sfruttando una cengia. Siamo solo in tre perchè il Ranger Todd è tornato al lavoro, che consite nel controllare il territorio del parco e coloro che vi entrano.

Dopo la solita lunga marcia arriviamo al Redwall, non c’è quasi acqua ma l’ambiente è gigantesco. Si riesce un poco ad immaginare cosa succeda quando arrivano le piene.

Qui la forra è profondissima e le pareti di un bel rosso acceso.

Todd parte per un’altra calata, 20 metri circa, le soste sono sempre
 costruite con fettucce posizionate intorno alle rocce.

Raggiungiamo il letto del Kanab che dovremo risalire. 
Abbiamo ancora tempo a disposizione per cui andiamo verso valle per visitare un affluente conosciuto.

Scherzando abbiamo ipotizzato che nel grosso buco nella parete ci fossero i resti di un villaggio indiano, infatti alcune rocce sotto lo strapiombo hanno un aspetto simile a dei muretti.

Risalendo l’affluente troviamo l’acqua e belle pozze.

Alla base di una grande cascata troviamo questa piscina che sembra importata dalla Val Bodengo. Un bel bagno ci toglie di dosso la fatica e la sabbia. Incontriamo altri 4 che stanno scendendo il Colorado con i raft, hanno risalito il Kanab per arrivare qui.
Dopo qualche ora di marcia raggiungiamo un bel piano verde dove possiamo campeggiare. 
 Ci troviamo sotto la Scotti’s Tower, una bella guglia cui il fiume gira intorno.

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