Grand Canyon
Esplorazioni di nuovi canyon affluenti del Colorado in Arizona - USA, parte 1.
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| Percorrere i canyon affluenti del Colorado permette di osservare gli 
strati rocciosi fino ad oltre 1 miliardo di anni indietro nel tempo. Una
 lezione di geologia a cielo aperto che anche un neofita come me riesce 
ad intendere. Il primo strato da cui si parte scendendo nei punti deboli
 è il Kaibab Limestone (Calcare). Ci sono altri strati più in alto ma 
non in questa zona. Più sotto troviamo altri strati calcarei con anche 
della Dolomia, sono quelli che formano i canyon e che ci portano qui ad 
esplorare: Redwall e successivi. Nella sezione le distanze in 
orizzontale non sono rispettate, a volte bisogna camminare diverse 
kilometri per passare, scendendo o salendo, da uno strato all’altro. | 
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Siamo nel bel mezzo del Parco Nazionale del Grand Canyon,  
tutti lo conoscono ma in realtà le zone accessibili normalmente con la strada asfaltata  
permettono di osservarne una minuscola parte. Per raggiungere questa zona abbiamo percorso  
strade bianche per 90-100 miglia (150 km). Siamo scesi dal bordo dell’altopiano che si vede in alto. 
Raggiungiamo l’inizio del primo canyon del nostro programma esplorativo.  
Queste zone sono conosciute solo da trekkers e fino agli anni 60 erano anche pascoli.  
Fino ad oggi però nessuno è sceso nei canyons che affluiscono verso il Colorado. 
 Oggi con l’attrezzatura da canyoning possiamo farlo e scoprire zone fino ad ora inesplorate.  
Si parte con la prima calatona per superare il primo strato di arenaria del SUPAI.  
Il tratto di calcare verticale in alto è il KAIBAB, vedi la tabella. 
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| I compagni di avventura sono, in alto: Todd Seliga, Ranger del Parco, ci segue per conoscere le tecniche di canyoning , esplorare e trasmettere alle autorità del Parco le informazioni riguardo l’attività di canyoning e predisporre un regolamento etico per il futuro; sempre impeccabile in divisa. Trascorre 250 giorni all’anno vivendo all’aperto e dormendo sotto le stelle. Todd Martin guida escursionistica, al centro, ha pubblicato una guida sui canyon dell’Arizona e sta lavorando ad un’altra pubblicazione sui canyons affluenti del Colorado. Qui sopra, Rich Rudow, grande e meticoloso organizzatore dei tour esplorativi, il nostro uomo-tecnologia, si è documentato moltissimo sui luoghi dove ci troviamo. | 

 
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| Dopo la calata di 70 metri circa camminiamo a lungo fino a raggiungere 
l’inizio degli strati calcarei del Redwall. Si chiama così perchè, pur 
essendo calcare bianco/grigio/marmoreo assume un colore rosso uguale 
all’arenaria. Infatti dagli strati superiori scende con l’acqua 
dell’ossido di ferro che ricopre tutte le rocce facendole sembrare 
arenaria rossa/arancio da lontano. Solo vicino all’acqua la roccia rimane grigia o 
bianca a seconda degli strati. Qui spesso si trova l’acqua che scorre su
 questi strati meno permeabili di quelli superiori. Abbiamo con noi 
anche le mute e se necessario le useremo. Si evita l’acqua finchè é 
possibile... | 

 
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| Scendiamo questo canyon, bello ma con pochi ostacoli difficili e quasi 
del tutto asciutto. Qui il pericolo maggiore è quando inizia a piovere, i
 torrenti vanno in piena ed è meglio trovarsi molto lontani da queste 
gole. Esploriamo in risalita anche un più piccolo ramo laterale. Nel 
calcare si trovano fossili come da noi, qui alcune forme vegetali. I 
contrasti tra le pareti grigie e quelle rosse sono sempre superbi. | 

 
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| Primo campo. Ci si ferma dove si trovano strati di roccia lisci e comodi
 per campeggiare. Bisogna inoltre sapere dove ci sono sorgenti per 
rifornirsi di acqua. Oggi ci siamo fatti 12 ore di marcia ed 
esplorazione. Abbiamo nello zaino: il materiale per dormire, mangiare 
per 4 giorni, materiale da canyoning, materiale per attrezzare le 
calate. Per purificare l’acqua abbiamo le classiche pastiglie, delle 
pompe che filtrano l’acqua e anche un simpatico attrezzino che si vede 
in foto. Un sistema che emette dei raggi UV e che in un minuto ti 
permette di sterilizzare mezzo litro d’acqua. Da utilizzare se l’acqua è
 sufficientemente limpida altrimenti vanno sempre bene le pompette. | 

 
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Il secondo giorno dopo qualche ora di marcia arriviamo al secondo canyon, ancora un calatone  
di 90 metri circa, suddiviso in due pezzi e si riprende la marcia verso gli strati  
più bassi. In foto qualche metodo per fare/ non fare gli ancoraggi che di solito si 
 usano qui. Non abbiamo mai messo un chiodo in 4 canyon esplorati. 
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| Iniziamo a trovare dell’acqua che scorre, buon segno per il prosieguo 
della discesa. L’unico neo è che dopo l’esperienza “asciutta” del giorno
 precedente abbiamo deciso di lasciare le mute in alto... Todd ci aveva 
detto che era asciutto ma in effetti il canyon era inesplorato quindi 
non poteva sapere cosa c’era da aspettarsi. | 
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| Qui l’acqua c’è per davvero, mettiamo al riparo nelle sacche stagne tutto
 il materiale non necessario. Si evita l’acqua fin dove possibile ma ad 
un certo punto il bagno è obbligatorio. Niente di grave perché il canyon
 è bellissimo. Ranger Todd patisce il freddo più di noi, ha pochi grassi
 “di riserva” e non è abituato come me all’acqua fredda. | 
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Ahi Ahi, amico Todd, qua c’è ancora acqua profonda! Qui non lasciamo 
nessun ancoraggio,  tutti si calano mentre io faccio da ancoraggio ed 
alla fine salto nella bella pozza da 5-6 metri. | 
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L’acqua è profonda e posso anche fare dei bei tuffetti, loro non ci sono abituati...e faccio la figura 
 del marziano con un tuffo matrix (non in questa pozza...) 
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| Siamo all’ombra e cominciamo ad avere freddo, ci sono delle belle vasche da fare a nuoto e l’acqua è gelida. | 
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| Dove c’è acqua c’è vita !  Pieno di rane e vari insettini innocui. | 
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| La parte stretta finisce e raggiungiamo il sole dove sostiamo a 
riscaldarci. Proseguendo arriviamo a questo gigantesco salto, ancora 
calcare ovunque. Alla fine della calata mi rimane in mano un centimetro 
di corda e tocco con i piedi per terra. Giusto quanto basta per arrivare
 a terra con la corda più lunga che abbiamo, sono 85 metri giusti. A 
metà altezza si vede Rich che scende. Il cielo si è coperto. | 
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| Troviamo i resti di una predazione. Un Puma ha ucciso un Muflone. Ranger
 Todd segna il punto con il GPS per i biologi. Il Puma (Coguaro o Leone 
di montagna) è un animale schivo ma anche potenzialmente pericoloso se 
ci si avvicina involontariamente alla sua cena o ai suoi piccoli, meglio
 guardarsi sempre alle spalle! | 
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| Finita l’esplorazione risaliamo da una scorciatoia (ripidissima) che 
Todd conosce, oggi abbiamo marciato in tutto per 14 ore per tornare al 
campo ed esplorare il canyon. La marcia sull’altopiano intermedio è 
difficile, un cespuglio ogni 3 è fatto di spine tremende, bisogna quindi
 camminare continuamente a zig zag e farsi il percorso, non ci sono 
sentieri da nessuna parte. Il giorno dopo risaliamo sull’altopiano e ci 
concediamo qualche ora di riposo. Qui ci sono piccole conifere e poche 
spine, la marcia è più agevole. Dopo ci sposteremo in un’altra zona, 
“solo” 60 miglia di fuoristrada, per esplorare altri due canyon. | 
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Abbiamo raggiunto la zona dove scenderemo per i prossimi giorni.  
I canyon che esploreremo raggiungono un grosso affluente del Colorado che si chiama Kanab. 
 Cerchiamo di individuare il punto migliore da dove dovremo risalire, i passaggi  
sono conosciuti ma non ci sono praticamanete tracce o indicazioni sul terreno.  
Pare che ai tempi pure le vacche ci arrivassero da alcuni passaggi ma 
 oggi i sentieri sono praticamente scomparsi ed è tornato 
 tutto selvaggio, di erba se ne trova pochissima, vita dura a quei tempi. 
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| Qui sul primo saltone di arenaria, la corda non bastava per cui abbiamo 
fatto una sosta intermedia sfruttando una cengia. Siamo solo in tre 
perchè il Ranger Todd è tornato al lavoro, che consite nel controllare 
il territorio del parco e coloro che vi entrano. | 
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Dopo la 
solita lunga marcia arriviamo al Redwall, non c’è quasi acqua ma 
l’ambiente è gigantesco. Si riesce un poco ad immaginare cosa succeda 
quando arrivano le piene. 
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Qui la forra è profondissima e le pareti di un bel rosso acceso. 
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Todd parte per un’altra calata, 20 metri circa, le soste sono sempre  costruite con fettucce posizionate intorno alle rocce. | 
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Raggiungiamo il letto del Kanab che dovremo risalire.  
Abbiamo ancora tempo a disposizione per cui andiamo verso valle per visitare un affluente conosciuto. 
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| Scherzando abbiamo ipotizzato che nel grosso buco nella parete ci 
fossero i resti di un villaggio indiano, infatti alcune rocce sotto lo 
strapiombo hanno un aspetto simile a dei muretti. | 
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| Risalendo l’affluente troviamo l’acqua e belle pozze. | 
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| Alla base di una grande cascata troviamo questa piscina che sembra 
importata dalla Val Bodengo. Un bel bagno ci toglie di dosso la fatica e
 la sabbia. Incontriamo altri 4 che stanno scendendo il Colorado con i 
raft, hanno risalito il Kanab per arrivare qui. | 
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Dopo qualche 
ora di marcia raggiungiamo un bel piano verde dove possiamo campeggiare.  
 Ci troviamo sotto la Scotti’s Tower, una bella guglia cui il fiume gira
 intorno. 
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