martedì 29 settembre 2009

Cuccio


Riattrezzamento di questa breve ma intensa discesa

La prima cascata che abbiamo attrezzato vista dall'alto.

La sosta al frazionamento della grande cascata. Qui la parete è verticale e non c’è niente per appoggiare i piedi, bisogna avere le staffe. L’anello a sinistra è il punto di arrivo del mancorrente. La sosta è al centro e a destra una placchetta di servizio per appendere lo zaino o farci stare un’altra persona anche sè è scomodo.

Andrew in cima al mancorrente/calata dove inizia la grande cascata. Certo che se quel blocco incastrato dovesse scendere la sosta di partenza resterebbe fuori portata.

Panoramica verso il basso. Il Cuccio è un canyon breve ma molto tecnico ed impegnativo a livello della grande cascata. La portata di solito è molto forte.

Andrew arriva. Per passare i punti intermedi del mancorrente servono le staffe. Sotto ci sono 60 metri di cascata spumeggiante. Andrew fa parte dei R.I.G., sarebbe la versione decaduta dei N.O.C.S.

Tipica foto RIG, in sosta prima del calatone.

Andrew si cala, sono 55 metri per arrivare in fondo, si finisce sotto la doccia prima di arrivare in fondo.

Dopo il cascatone ci sono dei dislivelli più piccoli. La particolarità di questa forra è che gli strati di calcare sono perpendicolari al senso di scorrimento dell’acqua. Si formano così delle grandi quinte veramente uniche alte quasi 100 m.

Un tratto piano preannuncia un’altra cascata.

La cascata, anche qui riattrezziamo tutto inox. Si vedono bene gli strati paralleli di calcare, come anche sul cascatone più a monte.

Una curva a 90°. Le pareti sono sempre molto alte.

Segue un canale, in fondo si vede un macigno incastrato, ci sono rami e tronchi trasportati dalle piene a circa 4 metri di altezza sopra l’attuale livello dell’acqua.

L’ultima parte di canyon diventa più larga e facile, in 10-15 minuti si arriva alla centrale elettrica da dove si esce.